NELLA SEZIONE BEAUTY I VOLTI PIU' INTERESSANTI DELLA MODA E DELLA CULTURA CI RACCONTANO COSA SIGNIFICA PER LORO LA BELLEZZA
Melanie Gaydos è la star scoppiettante che ha ricordato alla comunità fashion internazionale quali sono le cose importanti: libertà, espressione, progresso e potere. Nata in Connecticut con un raro disordine genetico conosciuto come displasia ectodermica, il suo aspetto è sicuramente diverso – ma non per questo meno bello – dai canoni standard dell’industria. Questa stagione, Gaydos ha sfilato per diversi spettacoli e sfilate durante la settimana della moda newyorkese. Il suo portfolio editoriale si sta espandendo giorno dopo giorno, perché il mondo si è innamorato di questa sognatrice consapevole, di una favola di vita vera, che sta distruggendo tutti i preconcetti con ciascuna delle sue immagini accattivanti. Qui racconta a M·A·C Culture com’è andato il suo viaggio, arduo ma gratificante, fino a oggi.
Mi sono trasferita a New York cinque anni fa per frequentare la scuola d’arte, dove ho realizzato molti autoritratti. Una sera in un club, tramite amici in comune, ho conosciuto un fotografo interessato ai miei lavori, così è iniziata la mia carriera da modella. Avevo smesso di indossare parrucche, perché da un lato non avevo più soldi e dall’altro avevo realizzato che non era più il mio stile. Avevo scelto di adottare un approccio più minimalista verso la vita, e per fortuna lui lo condivideva.
Foto di Sylwia Makris
“Sono l’unica persona che fa quello che faccio io, all’inizio ho trovato un po’ difficile essere usata come un oggetto. In quei giorni, non vivo come un problema che le persone mi vedano in modo diverso da come mi vedo io.” – Melanie Gaydos
“Credo di aver fatto un ottimo lavoro con me stessa, dopo queste prime foto mi sono sponsorizzata mandando mail. Non sono ancora sotto contratto. Sono stata avvicinata da un’agenzia quest’anno ma sono arrivati alla conclusione che non ero appropriata per loro. Ero dispiaciuta perché se mi avessero scelto, allora voleva dire che la società mi aveva finalmente accettato per quello che sono e per quello che faccio. Perché ho cercato di relazionarmi con la società e voglio che le persone mi vedano come io vedo me stessa.”
“Le persone mi hanno suggerito agenzie ‘alternative’ ma odio questo termine. Quando ero una teenager ribelle, mi sentivo come un’alternativa, ma non è quello che sono adesso. Da quando ho iniziato, è stato più facile essere coinvolta in foto cupe, ma voglio cambiare tutto questo.”
Foto di Sylwia Makris
“Lavoro solo con persone che mi piacciono, che mi hanno aiutato davvero a capire chi sono, come mi vedo e che accettano davvero il mio corpo. Sono l’unica che fa quello che faccio, e all’inizio ho trovato un po’ difficile essere usata come un oggetto. In quei giorni, non vivo come un problema che le persone mi vedano in modo diverso da come mi vedo io. Voglio dire, è il nome di questo settore e ho imparato che ci rispecchiamo tutti in esso. Ci sforziamo di capire cose con cui non per forza ci identifichiamo. Come si suol dire, chi si assomiglia si piglia”
“Sono sorpresa dalla forte reazione che hanno le persone quando mi vedono. Sono stata così tutta la mia vita, e da bambina non m’importava come fossi esteticamente. Ho sempre pensato al mio corpo come un mezzo e sicuramente non influenza la mia persona. I media sono colpevoli di avermi trattato come un trend o un effetto speciale, ma credo sia l’unico modo che hanno per spiegarsi quello che sto facendo.”
“Ho ancora molta strada da fare. Mi piacerebbe molto lavorare con Tim Walker, Steven Klein, Nick Knight e Paolo Roveresi. I lavori di Tim Walker esprimono davvero chi sono. Quando ero più piccola credevo davvero di essere un elfo. Mio padre mi chiamava elfo e sono sempre stata attratta dalle fate. La mia personalità è molto vicina a quella di una fata, credo.”